Diario dei frutteti: gli orti-frutteti di Logh

A Sonvico la ricerca di alberi da frutto nella zona di Lógh, caratterizzata da una recente edificazione, è stata fonte di una singolare scoperta. Sparsi qua e là tra villette isolate e case in costruzione sono presenti, oltre che peri, prugni, cachi, gelsi e qualche filare di vigna, diversi vecchi meli carichi di frutti dai colori, dai profumi e dai sapori particolari. Tra di essi: una rarità…

Erigeron karvinskianus

Correva l’anno 1836 quando uno dei più importanti botanici dell’ottocento e forse il più influente botanico svizzero di tutti i tempi, il ginevrino Augustin-Pyrame de Candolle, diede a questa pianta, dall’aspetto di una margheritina, un nome inconsueto. La dedicò al suo collega Wilhelm Friedrich Freiherr von Karwinsky von Karwin, botanico ungaro-tedesco che l’aveva raccolta qualche anno prima durante il suo soggiorno in Messico. De Candolle fu anche pioniere di quella branca della botanica che si occupa del ruolo dell’uomo nell’introduzione e nella diffusione delle piante alloctone, disciplina sfociata poi, a oltre un secolo dalla sua morte, nell’attualissima biologia delle invasioni. Il fiuto non ingannò De Candolle: pochi decenni dopo la scoperta della pianta in Messico, questa era già diventata una malerba invasiva in alcuni luoghi d’Europa.

Diario dei frutteti: la pom rosé

Come tutti gli autunni, stavamo facendo la torchiatura delle mele per ricavarne il succo. In una cassetta c’era una mela mai vista prima di allora. Quando siamo andati a cercare l’albero, non l’abbiamo più trovato. Era il 2007, sono trascorsi tredici anni prima che, facendo la mappatura delle antiche varietà di alberi da frutto sul territorio di Lugano, in un prato di Brè,  ritrovassimo la pom rosé. 

Il ciclamino

A fine estate, camminando nel bosco, è facile incontrare il ciclamino (Cyclamen purpurascens Mill.): la sua tipica corolla purpurea riflessa all’insù lo rende facilmente riconoscibile. Meno noto è il fatto che i suoi frutti maturino sotto terra, come quelli degli arachidi, e che la pianta possieda un tubero velenosissimo, le cui tossine, anche se presenti in concentrazioni minime, sono in grado di stordire i pesci. Non meno sorprendente, infine, è che faccia parte della stessa famiglia delle primule, le Primulacee.