Dedicato a un eclettico personaggio settecentesco, il garofano di Séguier (Dianthus seguieri Vill.) abbonda lungo il Sentiero di Gandria pur essendo una specie rara in tutto il suo areale di distribuzione centro europeo. Fiorisce generosamente durante l’intera estate ed è facile da riconoscere grazie ai suoi fiori color rosa intenso.
Categoria: Sentiero di Gandria
Fatta eccezione per le barche via lago, il Sentiero di Gandria era un tempo il collegamento più diretto tra il villaggio di Gandria e Lugano. La sua particolare posizione geografica (affacciata a sud, a strapiombo sul lago) e la formazione calcarea su cui sorge, fanno dell’area un luogo unico in tutta la Svizzera, caratterizzato da una vegetazione tipica insubrica intercalata da specie di origine mediterranea. Per la sua bellezza paesaggistica e per la straordinarietà dei suoi contenuti naturalistici, con numerose piante e animali minacciati, la zona di Gandria e il suo Sentiero sono iscritti nell’inventario federale dei prati e pascoli secchi di importanza nazionale e nell’inventario federale dei paesaggi e dei monumenti naturali d’importanza nazionale. Tra i progetti in corso di Lugano al verde, la creazione della prima guida botanica del Sentiero è il più importante; dal 2015 pubblichiamo ciclicamente le schede delle piante in fiore che, insieme, scopriamo lungo il Sentiero.
Trifolium rubens
Con le sue eleganti foglioline allungate e le generose infiorescenze rosso porpora, il trifoglio rosseggiante (Trifolium rubens L.) è senza dubbio uno dei trifogli più belli della nostra flora. Come numerosi altri trifogli, è un’ottima pianta mellifera e foraggera e, a causa del contenuto in isoflavoni, anche un’interessante pianta medicinale.
Il mistero della Fumana ericifolia
Il Sentiero di Gandria è un luogo frequentatissimo, ma è ancora pieno di misteri. Vi cresce ad esempio Fumana ericifolia Wallr., un minuscolo e grazioso arbusto tuttora confuso con Fumana ericoides (Cav.) Gand., presente solo nell’area mediterranea sud-occidentale. A parte i nomi quasi uguali, le due piante sono distinguibili abbastanza facilmente e l’errore, riconducibile a un’etichetta di erbario sbagliata del 1883 di un campione raccolto presso Mentone, perdura fino ai nostri giorni.
Erysimum rhaeticum
“La solita brassicacea gialla come ce n’è un’infinità”, si potrebbe giudicare con un po’ di sufficienza. Ma si peccherebbe di superficialità, poiché la violaciocca svizzera (Erysimum rhaeticum (Hornem.) DC.) ha carisma da vendere. Non solo è una specie endemica delle Alpi, presente solo in Francia, Svizzera, Italia e Austria, ma fa anche parte di uno fra i più attraenti generi della famiglia delle Brassicaceae.
Centranthus ruber
È impossibile ignorare la valeriana rossa (Centranthus ruber (L.) DC) al Sentiero di Gandria. In primavera e d’estate le sue infiorescenze dense di fiorellini rosa scuro accompagnano il viandante lungo tutto il percorso, perché cresce ovunque nelle fessure dei muri e delle rocce.
La roverella
Per molte culture europee la quercia era l’albero più sacro. I greci lo associavano a Zeus, i celti lo accomunavano alla verità e alla saggezza, i romani alla virtù e al coraggio. Per i germani era simbolo di pace, giustizia e resistenza e per gli slavi era l’albero di Perun, principale divinità del pantheon, e tutto quello che accadeva sotto la sua ombra accadeva sotto il dominio degli dei. Per tutte le culture, infine, la quercia simboleggia forza e eternità, l’anniversario di 80 anni di matrimonio, infatti, è chiamato “nozze di quercia”. Al Sentiero di Gandria abbonda la quercia pubescente, comunemente chiamata anche roverella (Quercus pubescens Willd.).
L’albero della nebbia
I popolamenti svizzeri di Cotinus coggygria Scop. si situano al limite nord occidentale dell’areale di distribuzione spontanea della specie. Da qui si estende, lungo i pendii rocciosi soleggiati e asciutti, fino in Cina. Arbusto avvincente e misterioso, pianta medicinale e ornamentale, possiede nomi volgari che rispecchiano a giusta ragione il suo fascino: albero della nebbia, albero della parrucca, sommacco selvatico, fistello, scotano o cotino.
Ononis pusilla
Pusillus significa minuscolo, ma anche umile e insignificante. Si direbbe che porti bene il suo nome l’Ononis pusilla L., visto che è alta solo qualche centimetro e, forse proprio per questo, non ha mai goduto dell’attenzione di molti scienziati dopo quella di Carlo Linneo che la descrisse nel lontano 1759. Di lei, purtroppo, sappiamo molto poco, se non il fatto che sia piuttosto rara alle nostre latitudini e diffusa solo sui calcari del Sottoceneri e del Vallese. Appartiene alla famiglia delle Fabaceae ovvero delle leguminose.
Helianthemum nummularium
Dalla primavera fino in autunno inoltrato, il Sentiero di Gandria è costellato da numerosi fiorellini giallo oro dai petali stranamente stropicciati. È l’eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium (L.) Miller), un cespuglio nano della famiglia del cisto, le Cistaceae. Se per i botanici sistematici è un grattacapo a causa delle numerose sottospecie descritte, per gli ungulati è una panacea: ne brucano in gran quantità per liberarsi dai parassiti.
Erigeron karvinskianus
Correva l’anno 1836 quando uno dei più importanti botanici dell’ottocento e forse il più influente botanico svizzero di tutti i tempi, il ginevrino Augustin-Pyrame de Candolle, diede a questa pianta, dall’aspetto di una margheritina, un nome inconsueto. La dedicò al suo collega Wilhelm Friedrich Freiherr von Karwinsky von Karwin, botanico ungaro-tedesco che l’aveva raccolta qualche anno prima durante il suo soggiorno in Messico. De Candolle fu anche pioniere di quella branca della botanica che si occupa del ruolo dell’uomo nell’introduzione e nella diffusione delle piante alloctone, disciplina sfociata poi, a oltre un secolo dalla sua morte, nell’attualissima biologia delle invasioni. Il fiuto non ingannò De Candolle: pochi decenni dopo la scoperta della pianta in Messico, questa era già diventata una malerba invasiva in alcuni luoghi d’Europa.