Colutea arborescens

I legumi rigonfi simili a vesciche di pergamena danno alla colutea o vescicaria un aspetto straordinario. Si direbbe che sia una specie ornamentale esotica, ma invece è un arbusto autoctono che cresce spontaneo sui pendii aridi attorno a Gandria.

Rhamnus saxatilis

Arbusto spinoso di piccole dimensioni, il ranno spinello (Rhamnus saxatilis Jacq.) è assai raro dalle nostre parti. Siccome ama vivere fra le rocce calcaree dell’area mediterranea – il suo nome lo dimostra – trova, nelle rupi del Sentiero di Gandria, un habitat perfetto.

Morus alba

Chi non conosce il gelso, l’albero della seta, la cui sagoma capitozzata e i rami a ventaglio contraddistinguevano le campagne ticinesi. Nell’ottocento i contadini non potevano farne a meno, era più importante del melo e del noce, superato per rilevanza soltanto dal castagno. Oggi i gelsi sono spariti dai poderi di una volta, ma dopo oltre un secolo di coltivazione intensa sopravvive inselvatichito qua e là. Libero dalla potatura a capitozzo e quasi irriconoscibile, cresce lungo Sentiero di Gandria.

Dianthus seguieri

Dedicato a un eclettico personaggio settecentesco, il garofano di Séguier (Dianthus seguieri Vill.) abbonda lungo il Sentiero di Gandria pur essendo una specie rara in tutto il suo areale di distribuzione centro europeo. Fiorisce generosamente durante l’intera estate ed è facile da riconoscere grazie ai suoi fiori color rosa intenso.

Il mistero della Fumana ericifolia

Il Sentiero di Gandria è un luogo frequentatissimo, ma è ancora pieno di misteri. Vi cresce ad esempio Fumana ericifolia Wallr., un minuscolo e grazioso arbusto tuttora confuso con Fumana ericoides (Cav.) Gand., presente solo nell’area mediterranea sud-occidentale. A parte i nomi quasi uguali, le due piante sono distinguibili abbastanza facilmente e l’errore, riconducibile a un’etichetta di erbario sbagliata del 1883 di un campione raccolto presso Mentone, perdura fino ai nostri giorni.

Centranthus ruber

È impossibile ignorare la valeriana rossa (Centranthus ruber (L.) DC) al Sentiero di Gandria. In primavera e d’estate le sue infiorescenze dense di fiorellini rosa scuro accompagnano il viandante lungo tutto il percorso, perché cresce ovunque nelle fessure dei muri e delle rocce.

La roverella

Per molte culture europee la quercia era l’albero più sacro. I greci lo associavano a Zeus, i celti lo accomunavano alla verità e alla saggezza, i romani alla virtù e al coraggio. Per i germani era simbolo di pace, giustizia e resistenza e per gli slavi era l’albero di Perun, principale divinità del pantheon, e tutto quello che accadeva sotto la sua ombra accadeva sotto il dominio degli dei. Per tutte le culture, infine, la quercia simboleggia forza e eternità, l’anniversario di 80 anni di matrimonio, infatti, è chiamato “nozze di quercia”. Al Sentiero di Gandria abbonda la quercia pubescente, comunemente chiamata anche roverella (Quercus pubescens Willd.).

L’albero della nebbia

I popolamenti svizzeri di Cotinus coggygria Scop. si situano al limite nord occidentale dell’areale di distribuzione spontanea della specie. Da qui si estende, lungo i pendii rocciosi soleggiati e asciutti, fino in Cina. Arbusto avvincente e misterioso, pianta medicinale e ornamentale, possiede nomi volgari che rispecchiano a giusta ragione il suo fascino: albero della nebbia, albero della parrucca, sommacco selvatico, fistello, scotano o cotino.

Erigeron karvinskianus

Correva l’anno 1836 quando uno dei più importanti botanici dell’ottocento e forse il più influente botanico svizzero di tutti i tempi, il ginevrino Augustin-Pyrame de Candolle, diede a questa pianta, dall’aspetto di una margheritina, un nome inconsueto. La dedicò al suo collega Wilhelm Friedrich Freiherr von Karwinsky von Karwin, botanico ungaro-tedesco che l’aveva raccolta qualche anno prima durante il suo soggiorno in Messico. De Candolle fu anche pioniere di quella branca della botanica che si occupa del ruolo dell’uomo nell’introduzione e nella diffusione delle piante alloctone, disciplina sfociata poi, a oltre un secolo dalla sua morte, nell’attualissima biologia delle invasioni. Il fiuto non ingannò De Candolle: pochi decenni dopo la scoperta della pianta in Messico, questa era già diventata una malerba invasiva in alcuni luoghi d’Europa.

Clematis recta

Con oltre 300 specie, Clematis è uno dei generi dei più importanti della famiglia delle Ranunculaceae, divenuto celebre in Europa sin dall’Ottocento per le sue numerose e splendide varietà ornamentali, per lo più di origine cinese e giapponese.