A fine estate, camminando nel bosco, è facile incontrare il ciclamino (Cyclamen purpurascens Mill.): la sua tipica corolla purpurea riflessa all’insù lo rende facilmente riconoscibile. Meno noto è il fatto che i suoi frutti maturino sotto terra, come quelli degli arachidi, e che la pianta possieda un tubero velenosissimo, le cui tossine, anche se presenti in concentrazioni minime, sono in grado di stordire i pesci. Non meno sorprendente, infine, è che faccia parte della stessa famiglia delle primule, le Primulacee.
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Raponzolo di Scheuchzer
A causa della difficile pronuncia, il Phyteuma scheuchzeri All. è l’orrore di ogni botanico non germanofono. Ma vederlo al Sentiero di Gandria rimane comunque una sorpresa gradita per chiunque ami i fiori. Era assolutamente dovuto dedicare alcune specie all’illustre medico e naturalista zurighese Johann Jakob Scheuchzer, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo. Fra le numerose conquiste scientifiche di cui gli si deve il merito, ricordiamo che fu il primo a utilizzare il barometro per misurare le altitudini, fu uno dei padri fondatori della moderna cristallografia e fra i primi ad essere in grado di redigere un accurato bollettino meteorologico.
Anthericum liliago
Sorprende tanto la bellezza dei vistosi fiori bianchi, quanto la scarsità di letteratura scientifica sul suo conto. Ci si aspetterebbe che un tale fiore seduca più di un ricercatore botanico, eppure le informazioni sulla pianta si limitano a lacunosi dati sulla sua distribuzione e su alcune sue caratteristiche genetiche ed ecologiche.
L’iva ginevrina
La lunaria annua
Gli alchimisti credevano potesse trasformare il mercurio in argento, i francesi la chiamano moneta del papa e per gli anglosassoni è simbolo di benessere e prosperità. Scappata dai giardini nei quali è coltivata come pianta ornamentale, dalle nostre parti la Lunaria annua L. è inselvatichita e colonizza bordi di strade e sentieri. Alcuni ne mangiano le foglie in insalata o impiegano i semi, ricchi in sostanze benefiche per il cervello, per preparare salse piccanti simili alla senape.
Il carpino nero
Gli ostrieti del Monte Generoso, del San Salvatore e del Monte Brè rappresentano il limite nord occidentale dell’areale di distribuzione naturale del carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.). Dal Ticino, la specie si estende fino al Caucaso, passando dall’Appennino alla penisola balcanica fino alla Turchia. Questi boschi, senza dubbio i più ricchi in specie del Ticino, erano un tempo favoriti dall’attività umana. Gestito a ceduo, il carpino nero forniva in abbondanza un ottimo legno combustibile.
Il dente di leone insubrico
Specie rara con areale di ripartizione ristretto, il Leontodon incanus subsp. tenuiflorus Schinz & R. Keller è diffuso soltanto lungo il bordo meridionale delle Alpi tra la Lombardia e il Goriziano in Slovenia. La Svizzera ha un’elevata responsabilità per la sua conservazione, in ragione delle popolazioni presenti sulle rocce calcaree del Sottoceneri, come ad esempio lungo il sentiero di Gandria, dove fiorisce a inizio primavera.
L’olmo campestre
È una pianta dal carattere pieno di contraddizioni: fruttifica ancor prima di mettere le foglie, tollera senza problemi lunghi periodi di siccità e mesi di inondazione, ha un legno molto duro ma è un pessimo combustibile, è molto longevo ma sensibile alla grafiosi, che lo condanna a sopravvivere sotto forma di cespuglio o giovane alberello, uccidendolo non appena raggiunge qualche metro di altezza. La presenza dell’olmo campestre (Ulmus minor) lungo il Sentiero di Gandria è un’ulteriore testimonianza della sorprendente diversità di specie legnose del luogo.
Veronica cymbalaria, una specie nuova per la Svizzera
Come ogni creatura che popola la terra, anche le piante migrano. A causa del clima sempre più mite, negli ultimi anni numerose specie mediterranee hanno raggiunto la Svizzera. Sul loro percorso alla conquista del nord, approdano dapprima in Ticino, dove trovano temperature sempre più favorevoli. Il primo ritrovamento in Ticino della veronica a foglie di cimbalaria, fiorellino comune lungo le coste mediterranee, è avvenuto proprio al Sentiero di Gandria, in primavera del 2019.
Il messaggero della primavera
Primo cespuglio indigeno a fiorire, il corniolo (Cornus mas L.) è considerato il messaggero della primavera. Accompagna l’essere umano dalla notte dei tempi, le prime tracce del suo uso in Europa risalgono infatti a 11’000 anni a.C.. Del corniolo si adoperava ogni parte: i fiori, le foglie, la corteccia ma soprattutto il legno e i frutti. Ad esempio, i contadini ticinesi, un tempo, utilizzavano il suo legno molto duro per fare i denti dei rastrelli e con le sue bacche, che maturano durante l’estate, facevano la marmellata.