A fine estate, camminando nel bosco, è facile incontrare il ciclamino (Cyclamen purpurascens Mill.): la sua tipica corolla purpurea riflessa all’insù lo rende facilmente riconoscibile. Meno noto è il fatto che i suoi frutti maturino sotto terra, come quelli degli arachidi, e che la pianta possieda un tubero velenosissimo, le cui tossine, anche se presenti in concentrazioni minime, sono in grado di stordire i pesci. Non meno sorprendente, infine, è che faccia parte della stessa famiglia delle primule, le Primulacee.
Categoria: Sentiero di Gandria
Fatta eccezione per le barche via lago, il Sentiero di Gandria era un tempo il collegamento più diretto tra il villaggio di Gandria e Lugano. La sua particolare posizione geografica (affacciata a sud, a strapiombo sul lago) e la formazione calcarea su cui sorge, fanno dell’area un luogo unico in tutta la Svizzera, caratterizzato da una vegetazione tipica insubrica intercalata da specie di origine mediterranea. Per la sua bellezza paesaggistica e per la straordinarietà dei suoi contenuti naturalistici, con numerose piante e animali minacciati, la zona di Gandria e il suo Sentiero sono iscritti nell’inventario federale dei prati e pascoli secchi di importanza nazionale e nell’inventario federale dei paesaggi e dei monumenti naturali d’importanza nazionale. Tra i progetti in corso di Lugano al verde, la creazione della prima guida botanica del Sentiero è il più importante; dal 2015 pubblichiamo ciclicamente le schede delle piante in fiore che, insieme, scopriamo lungo il Sentiero.
Il garofano selvatico
Simbolo di amore, fascino e distinzione, il garofano è fra i più celebri dei fiori recisi, è il fiore all’occhiello di sposi e galantuomini, superato per importanza economica soltanto dalla rosa. Il garofano selvatico, Dianthus sylvestris Wulfen, certo meno noto di quello coltivato, invece di addobbare il bavero di gentiluomini, orna generosamente quasi tutto il percorso del Sentiero di Gandria.
Clematis recta
Con oltre 300 specie, Clematis è uno dei generi dei più importanti della famiglia delle Ranunculaceae, divenuto celebre in Europa sin dall’Ottocento per le sue numerose e splendide varietà ornamentali, per lo più di origine cinese e giapponese.
Euforbia cipressina
Al sopraggiungere dei primi caldi di inizio primavera, quando ricominciamo con le passeggiate in natura, l’euforbia cipressina (Euphorbia cyparissias L.) è un’accompagnatrice quasi costante, dalle pianure fino in altitudine. La sua presenza assai frequente nei prati magri, nei pascoli e sui bordi dei sentieri, le sue foglie lineari, quasi aghiformi, e l’apparire peculiare delle sue infiorescenze giallo-verdi ne fanno una specie facilmente riconoscibile a colpo d’occhio.
Saponaria ocymoides
I densi cuscinetti della Saponaria ocymoides L. sono inconfondibili quando, a primavera, l’esplosione dei suoi fiori rosa intenso invade le rocce. Più tardi nella stagione, passa per lo più inosservata a meno che, tra le sue piccole foglie ovali, non spunti qualche mazzetto di fiorellini tardivi. Prende il nome dal sapone a causa dell’alto contenuto di sostanze, le saponine, che producono schiuma se agitate in acqua e che possiedono un’attività detergente.
Raponzolo di Scheuchzer
A causa della difficile pronuncia, il Phyteuma scheuchzeri All. è l’orrore di ogni botanico non germanofono. Ma vederlo al Sentiero di Gandria rimane comunque una sorpresa gradita per chiunque ami i fiori. Era assolutamente dovuto dedicare alcune specie all’illustre medico e naturalista zurighese Johann Jakob Scheuchzer, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo. Fra le numerose conquiste scientifiche di cui gli si deve il merito, ricordiamo che fu il primo a utilizzare il barometro per misurare le altitudini, fu uno dei padri fondatori della moderna cristallografia e fra i primi ad essere in grado di redigere un accurato bollettino meteorologico.
Il forasacco condensato
La sua diffusione, in Svizzera, è limitata alle valli calcaree del Sottoceneri. Lo troviamo, in quantità, lungo il Sentiero di Gandria.
Anthericum liliago
Sorprende tanto la bellezza dei vistosi fiori bianchi, quanto la scarsità di letteratura scientifica sul suo conto. Ci si aspetterebbe che un tale fiore seduca più di un ricercatore botanico, eppure le informazioni sulla pianta si limitano a lacunosi dati sulla sua distribuzione e su alcune sue caratteristiche genetiche ed ecologiche.
L’iva ginevrina
La lunaria annua
Gli alchimisti credevano potesse trasformare il mercurio in argento, i francesi la chiamano moneta del papa e per gli anglosassoni è simbolo di benessere e prosperità. Scappata dai giardini nei quali è coltivata come pianta ornamentale, dalle nostre parti la Lunaria annua L. è inselvatichita e colonizza bordi di strade e sentieri. Alcuni ne mangiano le foglie in insalata o impiegano i semi, ricchi in sostanze benefiche per il cervello, per preparare salse piccanti simili alla senape.