Il ciclamino

A fine estate, camminando nel bosco, è facile incontrare il ciclamino (Cyclamen purpurascens Mill.): la sua tipica corolla purpurea riflessa all’insù lo rende facilmente riconoscibile. Meno noto è il fatto che i suoi frutti maturino sotto terra, come quelli degli arachidi, e che la pianta possieda un tubero velenosissimo, le cui tossine, anche se presenti in concentrazioni minime, sono in grado di stordire i pesci. Non meno sorprendente, infine, è che faccia parte della stessa famiglia delle primule, le Primulacee.

Il garofano selvatico

Simbolo di amore, fascino e distinzione, il garofano è  fra i più celebri dei fiori recisi, è il fiore all’occhiello di sposi e galantuomini, superato per importanza economica soltanto dalla rosa. Il garofano selvatico, Dianthus sylvestris Wulfen, certo meno noto di quello coltivato, invece di addobbare il bavero di gentiluomini, orna generosamente quasi tutto il percorso del Sentiero di Gandria.

Clematis recta

Con oltre 300 specie, Clematis è uno dei generi dei più importanti della famiglia delle Ranunculaceae, divenuto celebre in Europa sin dall’Ottocento per le sue numerose e splendide varietà ornamentali, per lo più di origine cinese e giapponese. 

Euforbia cipressina

Al sopraggiungere dei primi caldi di inizio primavera, quando ricominciamo con le passeggiate in natura, l’euforbia cipressina (Euphorbia cyparissias L.) è un’accompagnatrice quasi costante, dalle pianure fino in altitudine. La sua presenza assai frequente nei prati magri, nei pascoli e sui bordi dei sentieri, le sue foglie lineari, quasi aghiformi, e l’apparire peculiare delle sue infiorescenze giallo-verdi ne fanno una specie facilmente riconoscibile a colpo d’occhio.

Saponaria ocymoides

I densi cuscinetti della Saponaria ocymoides L. sono inconfondibili quando, a primavera, l’esplosione dei suoi fiori rosa intenso invade le rocce. Più tardi nella stagione, passa per lo più inosservata a meno che, tra le sue piccole foglie ovali, non spunti qualche mazzetto di fiorellini tardivi. Prende il nome dal sapone a causa dell’alto contenuto di sostanze, le saponine, che producono schiuma se agitate in acqua e che possiedono un’attività detergente.

Raponzolo di Scheuchzer

A causa della difficile pronuncia, il  Phyteuma scheuchzeri All. è l’orrore di ogni botanico non germanofono. Ma vederlo al Sentiero di Gandria rimane comunque una sorpresa gradita per chiunque ami i fiori. Era assolutamente dovuto dedicare alcune specie all’illustre medico e naturalista zurighese Johann Jakob Scheuchzer, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo. Fra le numerose conquiste scientifiche di cui gli si deve il merito, ricordiamo che fu il primo a utilizzare il barometro per misurare le altitudini, fu uno dei padri fondatori della moderna cristallografia e fra i primi ad essere in grado di redigere un accurato bollettino meteorologico.

Anthericum liliago

Sorprende tanto la bellezza dei vistosi fiori bianchi, quanto la scarsità di letteratura scientifica sul suo conto. Ci si aspetterebbe che un tale fiore seduca più di un ricercatore botanico, eppure le informazioni sulla pianta si limitano a lacunosi dati sulla sua distribuzione e su alcune sue caratteristiche genetiche ed ecologiche.

L’iva ginevrina

Nel nome porta la città di Ginevra, ma è di origine euroasiatica. È una specie pioniera dei prati secchi, delle vigne e delle scarpate, principalmente su suolo calcareo. La troviamo lungo il Sentiero di Gandria.

La lunaria annua

Gli alchimisti credevano potesse trasformare il mercurio in argento, i francesi la chiamano moneta del papa e per gli anglosassoni è simbolo di benessere e prosperità. Scappata dai giardini nei quali è coltivata come pianta ornamentale, dalle nostre parti la Lunaria annua L. è inselvatichita e colonizza bordi di strade e sentieri. Alcuni ne mangiano le foglie in insalata o impiegano i semi, ricchi in sostanze benefiche per il cervello, per preparare salse piccanti simili alla senape.